Whistleblowing: le norme a cui adeguarsi

Nell’ultimo periodo si sente spesso parlare di whistleblowing. Tale particolare pratica di denuncia degli illeciti perpetrati all’interno dell’organizzazione di appartenenza risulta, infatti, non solo sempre più diffusa nei contesti aziendali, ma anche regolata dalla legislazione comunitaria. Che garanzie bisogna offrire alle persone che riferiscono in merito a dette scorrette condotte? Come vanno gestite le sopracitate comunicazioni?

In primis, appare necessario sapere cosa viene enunciato a riguardo nel D.lgs. 24/2023 emesso in adempienza alla direttiva europea 2019/1937 sulla tutela di chi riporta simili infrazioni. Nello specifico, le risorse che “spifferano” notizie scottanti devono poter fare affidamento su un sistema in grado di evitargli ogni tipo di ritorsione assicurando loro il pieno anonimato.

Le imprese che hanno bisogno di adeguarsi a questa norma sono quelle che contano nell’ultimo anno un numero di collaboratori compreso tra le 50 e le 249 unità. Alle summenzionate società si richiede, pertanto, l’attivazione di un canale interno dedicato che permetta al “segnalatore” di fornire, in forma orale o scritta, un resoconto completo e dettagliato della vicenda. 

Tra i mezzi ritenuti idonei alla comunicazione degli illeciti perpetrati in ditta si annoverano le linee telefoniche, le cassette postali o gli indirizzi e-mail riservati, gli incontri vis à vis, i programmi informatici specifici. Allo stesso tempo si esorta i lavoratori a riferire solo informazioni vere ed esaustive che consentano a chi se ne occupa di compiere delle puntuali verifiche. 

Per quanto riguarda le risposte da fornire agli “spifferatori” la UE invita a notificare l’avvenuto ricevimento del messaggio entro una settimana e a restituire un resoconto dell’indagine condotta non oltre i tre mesi. Il soggetto preposto all’investigazione deve, poi, aver modo, qualora servissero ulteriori dettagli, di conferire in maniera protetta con il denunciatario.  

Per comprendere meglio l’importanza della prassi descritta si rivela di certo utile illustrare qualche interessante caso organizzativo. I vertici della società svedese Telia, ad esempio, hanno scoperto grazie a ben 92 messaggi anonimi inviati dai loro collaboratori le condotte illegali messe in atto da un dirigente macchiatosi del reato di appropriazione indebita di fondi. 

Un’altra vicenda emblematica è quella della filiale estone della Danske Bank. Nel 2014 vengono segnalati da una risorsa alcuni pagamenti sospetti effettuati a favore di società estere tramite conti di soggetti non residenti. Il disvelamento, in seguito alla soffiata, di una vasta rete di riciclaggio porterà alla chiusura della sede di Tallinn e all’arresto di dieci persone. 

Il whistleblowing rappresenta una pratica aziendale davvero molto efficace. Monitorare l’operato di ogni singolo individuo risulta assai arduo e demandare questo importante compito a ciascun lavoratore rende di sicuro tale funzione di supervisione più capillare e puntuale. Inoltre, il poter contare su un sistema tanto virtuoso e attento giova e non poco all’immagine della compagnia. Cosa serve ancora per convincerci? 

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Noemi Servizio