Benessere organizzativo: le imprese ci credono davvero?

Nell’ultimo periodo si parla in maniera assai insistente e diffusa del benessere organizzativo. Oggi i lavoratori risultano, infatti, quanto mai consapevoli dell’importanza assunta da tale fattore nel determinare il livello di salute esperito in ufficio e in fabbrica. Se, quindi, da un lato la rilevanza del ruolo giocato da detta variabile non viene messa in dubbio dai collaboratori; dall’altro, appare legittimo chiedersi se i responsabili riconoscano alla summenzionata componente la stessa essenziale funzione. La serenità e la prosperità dell’individuo rappresentano davvero delle priorità per le imprese? Quali elementi possono rivelare l’inconsistenza e l’inefficacia di certi interventi?

Chi occupa una posizione non apicale in azienda si dimostra poco fiducioso nei confronti dei programmi pro armonia mente-corpo realizzati dalle ditte. Secondo un recente sondaggio condotto nel Regno Unito e pubblicato sulla rivista “Business Leader”, in effetti, il 79% dei professionisti intervistati non crede che i propri capi tengano in particolar modo alla tutela del loro equilibrio. Ad avvalorare la sopracitata percezione contribuiscono, poi, alcuni dati come quello che vede il 20% delle compagnie quotate al FTSE 100 intente a promuovere sui social network campagne di sensibilizzazione sul tema solo nei giorni dedicati a simile argomento.

Ci sono, però, altri campanelli d’allarme in grado di svelare lo scarso livello d’interesse che i responsabili nutrono verso tali attività. In primis, bisogna non sottovalutare gli elementi che evidenziano una mancanza di coerenza interna. Se un’impresa incoraggia la salute dei collaboratori spingendoli al contempo a sopportare dei turni massacranti o dei carichi di lavoro eccessivi, apparirà del tutto lecito porsi delle domande sulla veridicità delle affermazioni riguardanti la centralità del well-being esperito in ufficio o in fabbrica.

Non di meno, sostenere la rilevanza dell’equilibrio maturato dalle risorse quando si ignorano delle criticità di natura sistemica darà luogo a diverse perplessità. Nel caso in cui si prestasse servizio in una struttura dove esistono disparità, conflitti e abusi, dotarsi di una palestra, di uno spazio relax o di una manciata di generici benefit si rivelerebbe, infatti, non solo inutile per determinare la solidità psico-fisica dei prestatori d’opera, ma potrebbe pure assumere i controproducenti contorni di una malcelata e ardita presa in giro.

Analogamente, non richiedere feedback ai destinatari dei bonus concessi e dei programmi implementati dimostra un’innegabile mancanza d’interesse nei confronti dei risultati ottenuti dalle iniziative progettate. Premi e corsi si mettono in piedi per chi dovrebbe conseguire dei vantaggi dal coinvolgimento in certi piani migliorativi. Non curarsi di come le summenzionate proposte vengano recepite denuncia la totale assenza di ogni volontà di perfezionare il tiro in vista di ulteriori e più precisi iter conoscitivi e formativi.

Allo stesso modo, pianificare delle misure tese ad aiutare i soggetti che avvertono dei disagi mentali quando al contempo si tende a stigmatizzare tali disturbi non porterà da nessuna parte. Un ambiente davvero supportivo incoraggia le persone a parlare in maniera tranquilla e sincera delle proprie impasse psicologiche. Se accanto a questo messaggio di estrema accoglienza e accettazione ne subentra uno volto a denigrare coloro che ravvisano nervosismo, sovraccarico emotivo e stanchezza, la forza del sopracitato assunto si affievolirà.

Quello del well-being organizzativo rappresenta un tema troppo importante per essere trattato con sufficienza, distrazione, superficialità. Le red flag descritte nel presente articolo ci consentono di smascherare tanti interventi di facciata che mirano esclusivamente a pubblicizzare la buona immagine e reputazione societaria. Se ricopriamo i ruoli di operai o impiegati e, ancora di più, se occupiamo una posizione apicale, proviamo a condividere con i colleghi le nostre impressioni sui progetti implementati spingendo per la realizzazione di iniziative ben studiate, in linea con la cultura aziendale e senza dubbio utili. In definitiva già si sta facendo qualcosa e allora perché non agire al meglio?

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Noemi Servizio