La fantomatica leadership “stagionale”

Seasons_by_WhiteSpiritWolf

“In tranquillo esse quisque gubernator potest. Chiunque può tenere il timone quando il mare e’ calmo.” (Publio Siro – 1 sec AC)

 

Un giorno arrivò la crisi e i periodi turbolenti e tutti i leader dovettero pensare a un modo differente di esprimere la loro capacità di guidare…

Questo è il ritornello che si può leggere in moltissime blasonate riviste specializzate in management ed economia. Possiamo davvero dire che la leadership come capacità o competenza si plasma e si esprime differentemente a seconda del periodo storico? Per quanto possa sembrare forzato la nostra risposta è: sì, è così.

Vorremmo dare il nostro parere su cosa sia la leadership. Per cominciare cerchiamo di fare chiarezza, anche per leggere con maggiore puntualità gli stimoli che arrivano dalla letteratura del momento: sarebbe sempre bene esplicitare se parliamo di una leadership strategica o di una leadership operativa, che viene spesso tradotta indiscriminatamente con “management”.

Le due sottoclassi si rinforzano reciprocamente e possono essere contemporaneamente presenti in manager e contributori di qualsiasi livello nelle organizzazioni. D’altronde si sostanziano in modo abbastanza differente: la leadership strategica è quella che fornisce visione a medio lungo termine, pone prospettive e obiettivi, crea motivazione sulla base di una “missione”, quasi un “sogno”. La seconda si dipana attraverso la capacità di declinare gli obiettivi, di verificare gli stadi di evoluzione di un progetto o di un compito, di fornire dei feedback tempestivi, di generare impegno.

Si intende subito come la leadership strategica sia infarcita di tratti e doti più squisitamente individuali, quasi intrinseche nella persona, a volte è difficile coglierne la concretezza e quindi è più difficilmente insegnabile e replicabile. La leadership operativa sembra avere delle prerogative di maggiore sostanza, tutto è misurabile quasi da subito o comunque in tempi ragionevoli, si può insegnare come fare un piano o un progetto e si può insegnare come comunicare efficacemente con gli altri per contribuire a raggiungerlo.

Quindi, la leadership è una dote personale che si esprime attraverso molte componenti come l’essere trasparenti, generare fiducia, avere visione, essere integri, capacità di eseguire e far eseguire, ecc. ecc. Ma la leadership è anche una capacità emergente, ossia non è riducibile a una mera somma di abilità…il classico caso in cui uno più uno dà una somma maggiore di due! Inoltre si estrinseca attraverso un sistema di relazioni tra leader (chi guida) e follower (chi segue ed esegue). Questo ci autorizza a pensare che non tutti i follower considerino il proprio manager un leader tant’è che molti fondi spesi dalle organizzazioni per creare dei buoni leader hanno portato a risultati a volte piuttosto discutibili. E ancora la “buona” leadership è tale in relazione al contesto in cui si esprime e non è una caratteristica immanente. Ad esempio, un leader partecipativo, cioè che mira a creare consensi nel suo gruppo prima di far partire i progetti, sarà piuttosto inefficace in situazioni in cui la rapidità di esecuzione e la tempestività delle azioni siano altamente richieste. Come pure un leader molto competente sotto l’aspetto tecnico.

Di temi sulla leadership se ne potrebbero trattare in quantità enormi. Ma a noi piace semplificare mantenendoci a un adeguato livello di profondità quindi terminiamo l’articolo con una provocazione che possa essere d’aiuto a tutti:

  • A quanti programmi di sviluppo della leadership avete assistito o partecipato?
  • Che risultati avete ottenuti sia personalmente come fruitori diretti, sia indirettamente perché qualche vostro “capo” ha partecipato?
  • Quanto vi sentite leader strategici?
  • Quanto vi sentite leader operativi?

 

 

Mario Maresca