Quell’alleata chiamata Paura

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“Quando hai paura di qualcosa, cerca di prenderne le misure e ti accorgerai che è poca cosa”. Luciano De Crescenzo

Che cosa facciamo quando abbiamo paura? Lottiamo o fuggiamo?

Il cucciolo di cerbiatto

Una volta c’era un cucciolo di cerbiatto preistorico che un giorno, sentendo un fruscio nel cespuglio, scappò a gambe levate, pensando ci fosse una tigre preistorica.

Il giorno dopo, il cucciolo, sentì lo stesso fruscio, nello stesso cespuglio. Fece per scappare ma la madre gli mostrò che nel cespuglio non c’era nessuno. Era solo il vento… Ma la madre lo invitò comunque a essere cauto. Magari un giorno poteva davvero esserci una tigre.

Il giorno dopo, il cerbiatto sentì ancora un fruscio. Rimase lì, in ascolto, attento a captare il reale segnale de pericolo. Si avvicinò da solo, con cautela. E capì che era solo il vento…

Dopo un altro giorno, il cerbiatto sentì il fruscio, e non ci fece caso. Ma ascoltava e guardava sempre…

La paura e l’uomo

Siamo anche noi come il cucciolo di cerbiatto, con le ovvie differenze. Ma i meccanismi con cui reagiamo alle minacce sono le stesse, un po’ in tutto il regno animale.

Cosa facciamo di fronte a una minaccia: siamo pronti per sostenere un combattimento o scappiamo a gambe levate? Dipende dalla paura, diranno molti di noi… Effettivamente è così! Ognuno classifica le paure a proprio modo, in base a quanto conosce e ha sperimentato la stessa paura in precedenza. Un alpinista ha rispetto ma non teme le vette che scala, mentre per me sono insormontabili e il solo pensiero mi fa accapponare la pelle. Però magari io sono spericolato in moto e molti degli alpinisti che scalano le montagne nemmeno salirebbero in sella al mio bolide…

Evitare di evitare, aver paura di avere troppa paura

Allora qual è la differenza? Una buona parte risiede nella capacità di “allenarsi” alla paura: se evito quello di cui ho timore, sulle prime risolvo la situazione, scappo, dopo un po’ mi rilasso e non ci penso più. Ma poi, che succede se incappo nuovamente in ciò da cui sono fuggito? Non avendolo affrontato, mi sembrerà un mostro ancora più grande e la mia fuga sarà ancora più rapida. E il circolo vizioso si amplifica proprio grazie ad una strategia inefficace, che lavora sul sintomo e non sulla causa.

Più tentiamo di evitare, più siamo complici nell’intensificarsi della nostra paura. Il trucco allora consiste nel sottoporsi in modo “controllato” a ciò che ci fa paura. Avvicinarsi progressivamente alla fonte della paura, per scoprire di che pasta sia fatta e come superarla. Una sorta di vaccinazione, insomma.

Non caldeggiamo in nessun modo di essere spericolati, badate bene. Però mettiamo tutti sull’avviso contro la tendenza a evitare ciò che temiamo. Più evitiamo e più la paura evitata si stratificherà, fino a diventare insormontabile.

L’antidoto per la paura non è il coraggio, ma la conoscenza, la consapevolezza. Se ci esponiamo in modo scalabile e controllato alla paura, i circuiti e gli organi nel cervello (Amigdale) che elaborano la paura, imparano a riconoscere gli stimoli che causano la paura stessa. Quindi sapranno sempre più distinguere tra le cose da cui scappare o con cui lottare, e quelle con cui convivere serenamente perché sono già conosciute.

Coraggiosi si diventa avendo affrontato le paure, guardandole negli occhi… fino alla prossima paura da affrontare.

 

 

Mario Maresca