I bias di sicurezza

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“Cattivo è più forte di buono.”

Il fatto che le informazioni negative risultino più importanti e motivanti di quelle positive è determinato dall’adattamento evolutivo umano. Un cacciatore-raccoglitore il cui cervello risponde in modo veloce alla minaccia di un serpente ha una maggiore probabilità di sopravvivenza di uno che si sofferma a osservarne i colori. Ecco perchè, gran parte delle persone si sente più triste se perde 20 $ che felice se ne trova altrettanti.

Questa attitudine prende forma nei bias di sicurezza di cui fa parte il principio di avversione alle perdite. Quando si considera una transazione o un investimento, a prescindere dal merito della trattativa, si è maggiormente attratti dal modo in cui si può evitare una perdita che ottenere un guadagno. Puoi pensare a te stesso come a una persona fortemente orientata al successo, ma le tue azioni sono probabilmente più influenzate dalla necessità di non perdere, una preoccupazione molto diversa.

Un altro bias di sicurezza è l’effetto framing, individuato per la prima volta da Amos Tversky e Daniel Kahneman nel 1981. Quando si pone maggiore enfasi sul guadagno, le persone tendono a essere relativamente consapevoli del rischio, ma se si sottolinea la possibilità di evitare una perdita, si è più portati a ignorarlo o a giustificarlo. Questo avviene anche quando in entrambi i casi si è in possesso delle medesime informazioni.

I pregiudizi di sicurezza possono influenzare qualsiasi decisione inerente alla probabilità di rischio o di ricavo o all’allocazione di risorse come denaro, tempo e persone. Questi bias hanno un peso importante sulle scelte che riguardano la finanza, gli investimenti, la destinazione dei mezzi, lo sviluppo della strategia o la pianificazione della sua esecuzione. Ne sono esempio i casi organizzativi in cui non si lascia andare un ramo d’azienda a causa delle risorse già impegnate nel progetto o non si è disposti a investire in una nuova direzione perché significherebbe competere con l’attuale business dell’impresa.

Per mitigare questo tipo di bias, è possibile mettere in atto degli stratagemmi che restituiscano alla scelta una maggiore obiettività. Immagina di dare consigli a qualcun altro e di non dover prendere una decisione per la tua azienda. Quando non si è direttamente coinvolti, infatti, si è meno prevenuti perché la rete che inibisce la propensione al rischio non è ancora molto attiva. Oppure pensa che la decisione sia già stata presa e che la si stia valutando in un secondo momento. Gli studi suggeriscono che cambiare prospettiva in tale senso, evocandone deliberatamente una più oggettiva e distaccata, renda queste scelte meno emotivamente cariche e legate al sé.

 

 

Noemi Servizio