Stressati e felici pt.1

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Come si gestisce lo stress? Perché alcuni individui a differenza di altri quando si trovano sotto pressione riescono a dare il massimo? Quali elementi determinano questo diverso tipo di reazione?

Le ricerche sullo stress evidenziano due fattori importanti. In primo luogo, il tentativo di evitare il sovraccarico fisico ed emotivo è fondamentalmente controproducente. Allo stesso modo, è inutile tentare di rimanere impassibili di fronte a una situazione difficile che inevitabilmente ci influenza e cambia.

Bisogna, invece, riflettere sul come riuscire a sfruttare lo stress in modo vantaggioso. Lo psicologo Salvatore Maddi, fondatore dell’Hardiness Research Lab nell’Università della California di Irvine, ha dedicato la propria carriera all’individuazione di ciò che distingue le persone che danno il massimo in condizioni di stress da coloro che, al contrario, vivono male suddetta situazione. Secondo il ricercatore, riescono a trarre il meglio dai momenti di difficoltà coloro che percepiscono lo stress come necessario e che, invece di evitarlo, cercano soluzioni efficaci alla sua gestione.

L’idea di crescere attraverso le avversità non è nuova. Tale pensiero è, infatti, rintracciabile negli insegnamenti di ogni religione e in molte filosofie. È persino diventato un cliché dire: “Ciò che non ti uccide ti rende più forte”. La novità sta, però, nel modo in cui la psicologia e le neuroscienze hanno studiato questo luogo comune. La ricerca sta tentando di comprendere non solo il motivo per cui lo stress ci aiuta a imparare e a maturare, ma anche ciò che rende alcune persone più inclini a sperimentare questi benefici.

Un dato interessante emerso dallo studio mostra come la capacità di apprendere dallo stress risieda nella base biologica della risposta alla fatica. Tutti sappiamo che in condizioni difficili il nostro corpo produce adrenalina, ma in caso di sovraccarico nervoso le reazioni fisiche non si esauriscono semplicemente in un battito cardiaco accelerato. Altri ormoni vengono, infatti, rilasciati per sostenerci nella nuova disputa.

Tra i cosiddetti ormoni di recupero spiccano il DHEA (deidroepiandrosterone) e il NGF. Il DHEA è classificato come un neurosteroide; nello stesso modo in cui gli steroidi aiutano il corpo a diventare più forte, il DHEA supporta il cervello nelle sfide psicologiche. Il fattore di crescita nervoso (NGF) è, invece, una piccola proteina segnale coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso. Lo stress stimola non solo una risposta efficace alla criticità presente, ma anche la crescita della nostra rete neuronale.

 

 

Noemi Servizio