Sii astuto! Be S.M.A.R.T.! pt.1

obiettivi-smart

Una guida per scrivere bene i tuoi obiettivi e favorire il loro raggiungimento

 

Un buon esercizio per scrivere i nostri obiettivi consiste nel seguire le indicazioni dell’acronimo S.M.A.R.T. La parola “smart” in inglese significa “astuto”. Si dice di qualcuno che sa come ottenere quello che vuole. Nel nostro caso sfruttiamo l’acronimo per farci aiutare in maniera “astuta” a comporre un obiettivo il più possibile ben scritto.

Il mio obiettivo dev’essere:

 

Specifico:

quanto è specifico il mio obiettivo? Come posso rendere il mio obiettivo (più) specifico?

Se io dicessi: “Voglio aumentare il mio tempo libero” probabilmente non sarei abbastanza specifico. Potrei aggiungere “Voglio aumentare il mio tempo libero per stare almeno tre ore al giorno con la mia famiglia”.

Se io dicessi: “Voglio guadagnare di più”, non andrebbe tanto bene quanto dire invece “Voglio guadagnare, nell’anno 2017, il 15% in più di quanto guadagnato nel 2016”.

 

Misurabile:

come saprò di aver raggiunto l’obiettivo? Quali sono i “numeri” o i criteri che mi diranno che ho raggiunto l’obiettivo?

Gli indicatori numerici danno la dimensione quantitativa del nostro obiettivo, dicendoci se lo abbiamo raggiunto o meno. Nell’esempio precedente del maggior guadagno, abbiamo già introdotto un criterio quantitativo di misurabilità. Spesso gli obiettivi devono anche rispettare dei criteri di qualità. Il mio maggior guadagno dev’essere ottenuto a qualsiasi costo e con qualsiasi compromesso, oppure devo rispettare, ad esempio, il criterio qualitativo “stile di vita”? Se io lavorassi continuamente e senza curarsi della mia salute, raggiungerei il mio obiettivo economico, ma a discapito di altro. Accetto oppure no? Se la risposta fosse “no”, cosa dovrei o potrei fare?

Se dico: “Voglio imparare a sciare” è poco misurabile (oltre che poco specifico). Se invece dico: “Entro il 2017, voglio imparare a sciare in modo da fare tutte (il 100%) le piste nere delle Dolomiti senza mai cadere (= 0% di cadute) e da essere giudicato capace da un istruttore federale”. Qui abbiamo introdotto un criterio di qualità oltre che di quantità.

Una mia personale convinzione è che comunque quasi tutti i criteri qualitativi contengono (o sono convertibili) una componente numerica. Ad esempio, se volessi tradurre l’aggettivo “capace” del precedente esempio in qualcosa di quantitativo, potrei dire: “In modo che, in una scala da 1 a 10, l’istruttore federale mi valuti almeno da 7“.

 

 

Mario Maresca