Rompere i muri della paura pt.1

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Le menzogne che ci impediscono di superare i nostri timori e vivere veramente bene

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Credo che l’abbiamo sperimentata tutti: quella continua altalena tra volere qualcosa, ma aver paura degli ostacoli. Come fossimo vittime di una specie di pendolo emotivo tra volere il meglio per la nostra vita, eppure rimanere bloccati da un timore che spesso sfugge al nostro controllo. E con l’intento di evitare i possibili pericoli, ritorniamo nei nostri cliché, rinforzandoli.
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Ecco perché possiamo diventare maniaci del controllo, oppure dei pianificatori frenetici, temendo tutto ciò che è fuori dalla nostra possibilità di prevedere.
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Può anche succedere che evitiamo di cambiare la nostra routine o alcune frequentazioni per la paura di uscire dalla nostra sfera di comfort, anche se sentiamo che è più simile ad una prigione. Resistiamo alle novità perché possono “non essere sicure” e quindi ci precludiamo nuove possibilità, magari migliori.
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Perché esiste la paura?
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La paura serve a conservare noi, la nostra specie, facendoci evitare o combattere le minacce a cui siamo esposti. Quindi la paura ha un suo fine intrinseco, ha un valore biologico e sociale. Però diventa nociva se ci impedisce di evolvere, di crescere e di superare i nostri stessi limiti.
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Se parliamo di paura, dobbiamo essere onesti con noi stessi: quante di queste minacce percepite sono reali? Sì, è una domanda cruciale da porsi, perché una cosa è fronteggiare una minaccia reale (un terremoto, un rapinatore; una malattia; un’aggressione da un animale feroce…); un’altra cosa è “anticipare” l’esistenza possibile di una minaccia, scatenandoci quindi da soli la paura, senza però averne una reale evidenza (sarà sicuramente vero che il terremoto potrà farmi male? Sarà sicuramente vero che il rapinatore mi picchierà? Sarà sicuramente vero che la malattia di cui si sente tanto parlare avrà su di me i suoi effetti?…).
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Mario Maresca