Punto…e basta?

punteggiatura

Realtà soggettiva e influenza sulle relazioni

 

Ho addestrato bene il mio sperimentatore. Ogni volta che io premo la leva, lui mi dà da mangiare“. In questo suo famoso esempio, Paul Watzlawick ipotizza la situazione paradossale della cavia da laboratorio che è convinta di influenzare il comportamento dello sperimentatore: è davvero così paradossale? Fermiamoci a pensare…
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Comunicare vuol dire alternarsi nell’emissione e nella ricezione di un messaggio. Il passaggio da uno dei comunicanti all’altro è cadenzato da quella che è definita, da Bateson in poi, “punteggiatura”. Su quale “punto” fissiamo la nostra attenzione nello scambio con l’altro? In che modo leggiamo quello che avviene? Chi ha cominciato e perché? La risposta a queste domande determina il tipo di relazione che lega i comunicanti.
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La cavia da laboratorio vede il mondo con i suoi occhi; lo stesso avviene per lo sperimentatore.
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In un conflitto, chi pensa che l’altro abbia aggredito per primo, probabilmente attuerà i classici meccanismi di lotta o fuga, tipici di qualsiasi essere vivente di fronte ad una minaccia percepita. Chi invece si sofferma a pensare che anche lui stesso abbia, forse, una responsabilità, tenderà a instaurare una relazione cooperativa.
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Che cosa porta a radicare un problema nella relazione tra due o più persone? I problemi si manifestano quando si fanno considerazioni differenti partendo da percezioni individuali, causate dalla punteggiatura. Si tratta di prospettive diverse della realtà, effetto del differente grado d’informazione in possesso dei comunicanti. A partire da questo, è plausibile che, dalla stessa informazione, traggano conclusioni diverse che potrebbero radicarsi e incidere sulla natura della relazione.
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In realtà siamo di fronte a una sola delle possibili interpretazioni dell’evento, per cui anche i ruoli dei comunicanti sono definiti dalla loro propensione ad accettare un certo sistema di punteggiatura oppure un altro.
Come fare per risolvere questo tipo di situazione? Bisognerebbe far sì che i comunicanti riescano a uscire dalla loro visione univoca e irrigidita della realtà e accettino la possibilità che l’altro possa interpretare quest’ultima in modo differente. Da qui si parte per innescare comportamenti e azioni utili a superare lo stallo e a progredire con soddisfazione di tutti. Operazione non sempre facile ma sicuramente sempre possibile.
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Mario Maresca