Manager e Leader secondo Kotter
Il compito più significativo della leadership sta nell’attivare nel sistema aziendale dei salti qualitativi che possano condurre a delle vere e proprie rivoluzioni organizzative. Per raggiungere tale obiettivo, che potrebbe essere ostacolato dai collaboratori, la leadership dovrebbe agire cercando di (Kotter, 1999):
- Creare un senso d’urgenza.
- Mettere insieme un gruppo di lavoro autorevole.
- Costruire una vision adeguata e stimolante, capace di raggiungere il consenso.
- Comunicare la vision in modo chiaro.
- Conferire ai collaboratori ampie responsabilità decisionali.
- Conseguire dei risultati positivi nel breve periodo in modo da convincere gli scettici.
- Gestire le fasi più delicate del processo con slancio.
- Incorporare nella cultura aziendale le nuove pratiche.
Il manager si contraddistingue, invece, perché:
- Trova soluzioni ai problemi.
- Lavora all’interno di paradigmi definiti e accettati.
- Opera per cambiamenti incrementali.
- Adotta metodi e tecniche che gli permettono di allocare le risorse nel modo più adeguato.
- Usa i propri collaboratori per conseguire gli obiettivi prefissati.
- Gode di un’autorità che gli viene garantita dalla posizione gerarchica o dalla competenza specialistica.
- Ha metabolizzato l’atteggiamento del fare.
- Pensa in funzione dell’agire.
- E’ orientato all’identificazione (in un ruolo, ad esempio).
La distinzione tra leadership e management appare, quindi, netta e ben definita.
Le aziende che, invece, non sanno cogliere le differenze tra queste due fondamentali funzioni, riusciranno a gestire i piccoli miglioramenti, ma non sapranno introdurre quei cambiamenti sostanziali che consentono di fiutare i nuovi business e di evitare il declino.
E’ così importante per un’impresa tenersi al passo coi tempi? Un lavoro svolto presso l’Mit ha rivelato che solo 3 delle 280 aziende statunitensi prese in considerazione, sono state in grado di mantenere una posizione forte sul mercato per più di 18 anni; la causa del decadimento è stata attribuita all’incapacità di evolversi e di adattarsi.
Non tutte le organizzazioni sono, però, destinate a fallire. La Dupont, nata ben duecento anni fa per commerciare polvere da sparo, nel 1920 era uno dei principali azionisti della General Motors e oggi è essenzialmente un’impresa chimica.
La General Electric, il più grande gruppo industriale del pianeta, al momento della sua fondazione produceva lampadine e trasformatori, dopo la seconda guerra mondiale realizzava reattori nucleari, impianti, treni ed elettrodomestici, mentre attualmente si occupa per lo più di servizi finanziari e dell’affitto di aeromobili.
Spesso, però, il cambiamento viene affidato a manager che non hanno ancora avuto modo di sviluppare la propria leadership. Il fallimento evolutivo di un’organizzazione può essere dovuto al (Kotter, 1999):
- Trascurare il senso d’urgenza del cambiamento.
- Mettere insieme un gruppo di lavoro poco autorevole.
- Costruire una vision che non mette tutti d’accordo.
- Comunicare la vision in modo confuso.
- Conferire ai collaboratori scarse responsabilità decisionali.
- Conseguire dei risultati incerti sul breve periodo dando così credito agli scettici.
- Gestire le fasi più delicate del processo con preoccupazione e titubanza.
- Trattare le nuove pratiche come degli eventi spot.
Leadership e management sono due funzioni aziendali distinte e complementari, entrambe necessarie per il successo della grande come della piccola impresa. Al management è affidata la gestione della complessità, alla leadership quella del cambiamento; oggi in piena transizione dalla “vecchia” alla “nuova” economia la maggior parte delle aziende soffre di un eccesso di management e di una carenza di leadership che rendono l’innovazione ancora più difficile da realizzare.
Noemi Servizio