Il mondo dietro le parole

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Esplorare il significato individuale delle parole per un valore aggiunto nel coaching

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“Vorrei lavorare sul miglioramento del posizionamento strategico della mia azienda”.
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Ecco cosa disse Andrea quando, nella nostra prima sessione del suo percorso di coaching, gli chiesi cosa lo portasse da me.
In una sessione di coaching, per me in una frase ci sono delle parole di cui è necessario approfondire il significato. Questo è importante non solo per comprendere e comprendersi, ma anche perché chi le pronuncia attribuisce loro una certa rilevanza, che affonda le radici in un pensiero. E io voglio capire il pensiero. Anche il cliente deve rendersi consapevole nuovamente di cosa l’abbia portato a formulare proprio quella frase, proprio quelle parole.
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Quindi cominciai a chiedere ad Andrea, cosa intendesse lui per “posizionamento strategico”. Me lo spiegò bene dopo alcune altre domande che gli feci, mirate a rendere quanto più specifico possibile il concetto.
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La cosa interessante per me è vedere come, sempre, di fronte alle domande di approfondimento, le persone comincino veramente a interrogarsi sul contenuto e sui significati profondi di quello che dicono. Gli occhi di Andrea andavano spesso verso il basso, la fluidità del suo parlare rallentava, i tempi delle risposte si dilatavano…
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Alla fine gli proposi una riformulazione di quello che avevo capito essere per lui un “posizionamento strategico” e lui accettò la mia idea.
Poi passammo alla parola “miglioramento” ed esplorammo anche questa. Stesso schema di comportamento e di azioni di risposta: occhi, fluidità, lentezza…
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Sul concetto di miglioramento era necessario essere ancora più stringenti. Perché, di fatto, si può migliorare di un 1%, di un 25% o di un 100%, e questo fa una grande differenza nella soddisfazione o meno di un proprio obiettivo.
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Andiamo al sodo di questo articolo: le domande sono state tante e alla fine entrambi siamo stati soddisfatti del risultato e della specificità ottenuti.
Ma la cosa più interessante fu che, alla fine della sessione, l’obiettivo con cui Andrea era arrivato, si era modificato. Ora il motivo che lo portava da me era di “rendere accettabile la relazione con l’altro socio dell’azienda“. (Ovviamente esplorai con attenzione i significati delle parole “accettabile” e “relazione”)
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Come siamo arrivati a questa diversa formulazione dell’obiettivo? Solo attraverso delle domande ben formulate! Via via che la mia esplorazione sul “miglioramento del posizionamento” proseguiva, Andrea, da solo, si rendeva conto che l’obiettivo con cui aveva iniziato era solo una conseguenza di qualcos’altro che c’era oltre. Il vero nodo era nella relazione con il suo socio.
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Capita molto spesso che il cliente viri autonomamente verso un obiettivo che potrebbe sembrare nuovo, ma in realtà è solo più profondo, radicale.
È la differenza che c’è tra il manifestarsi di un sintomo (il “posizionamento” di cui sopra) e la scoperta della sua causa scatenante (la divergenza di opinioni sempre più aspra tra i due soci e quindi la “relazione”).
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Ecco perché non si può mai (soprattutto nel lavoro di coach) accettare un’espressione verbale così com’è. Sono tante le cose da verificare, soprattutto per il cliente, per la sua stessa comprensione e per la sua consapevolezza. È un percorso di scoperta congiunta che aiuta entrambi ad andare alla radice della situazione.
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Il compito del coach è quello di aiutare il cliente a muoversi verso un risultato desiderato. Se prima non si fa chiarezza di quale sia veramente questo risultato, il lavoro non può essere efficace.
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Mario Maresca