Cambiare le abitudini dell’abitudine pt.1

habits

In questo articolo esamineremo come si formano le abitudini nel cervello, perché sembrano così difficili da cambiare e in che modo è possibile modificare la propria routine ricorrendo a strategie utili ed efficaci.

Dal momento in cui suona la sveglia le abitudini invadono la nostra vita. Ci alziamo, laviamo e vestiamo tutte le mattine obbedendo a dei rituali che si ripetono in maniera grosso modo invariata tutti i giorni. Abbiamo, però, bisogno di queste scorciatoie mentali. Quanto sarebbe, infatti, faticoso organizzare ogni volta le azioni quotidiane sopra descritte?

Secondo il giornalista investigativo Charles Duhigg, autore di “The Power of Habit”, le abitudini possono essere definite come “le scelte che tutti noi facciamo deliberatamente e che continuiamo a replicare smettendo di rifletterci su”.
A questo punto è lecito interrogarsi sulle proprie abitudini. A quali risultati ci portano questi comportamenti? I nostri modi di fare ci conducono verso gli obiettivi prefissati o ci fanno perdere tempo?
Cervello e consuetudini, sono, insomma, alleati o nemici? La risposta è: entrambi. La mente non fa distinzioni tra abitudini “buone” e “cattive” e ciò che viene ripetuto costantemente si tramuta in un comportamento automatico.

 

Come si formano le abitudini?

Il cervello è una macchina efficiente che crea le abitudini per risparmiare energia e ridurre o eliminare i pensieri inutili. La nostra mente quando deve optare per un comportamento piuttosto che per un altro è, pertanto, portata a scegliere la strada delle routine, la più semplice da percorrere. Questo funzionamento rende, quindi, difficile modificare una consuetudine che possiamo, però, cambiare in modo permanente una volta compreso il modo in cui si forma.

Il nostro cervello è costituito da 79 miliardi di neuroni che, attraverso le sinapsi, sono in grado di stabilire approssimativamente 10 mila connessioni. I prodotti chimici chiamati neurotrasmettitori vengono rilasciati ogni volta che eseguiamo un’azione o che apprendiamo qualcosa di nuovo. In qualsiasi momento possiamo, perciò, avere circa un quadrilione di connessioni sinaptiche attive. Se tale sollecitazione si verifica spesso, si rafforza la connessione tra neuroni che, stabilita tante volte, diventa automatica. La legge di Hebb, in particolare, afferma che nel momento in cui dei gruppi di cellule nervose (o regioni cerebrali) vengono stimolati ​​più volte e contemporaneamente, si formi un circuito le cui componenti funzionano allo stesso tempo e in maniera pressoché esclusiva.

 

Quanto ci vuole per costituire una nuova abitudine?

La tanto celebre regola dei 21 giorni risulterebbe poco attendibile e in linea con quanto affermato anche dai ricercatori dell’Università degli Studi di Londra, non esisterebbe un periodo standard per il consolidamento di una nuova  abitudine che per la sua formazione può richiedere dai 18 ai 254 giorni. Il tempo impiegato dipende, infatti, dal livello di impegno profuso dall’individuo e dalla difficoltà dell’attività appresa. Ad esempio, è più facile imparare a bere un bicchiere d’acqua in più ogni giorno che iniziare ad allenarsi quotidianamente per 30 minuti. In media, comunque, chi desidera instaurare una nuova abitudine impiega circa 66 giorni; la pratica ripetuta dell’attività consente, infatti, ai comportamenti di diventare presto inconsapevoli e immediati.

 

Perché è così difficile cambiare abitudini?

Nel momento in cui il nostro circuito di abitudini neuronali si è consolidato, le aree cerebrali coinvolte nel sistema rispondono automaticamente allo stesso modo ogni volta che si verifica una situazione simile. Suddetto meccanismo porta a sua volta al potenziamento del circuito che si rafforza sempre più. Tale funzionamento mentale risulta, pertanto, utile quando ci serve imparare qualcosa di nuovo; controproducente se dobbiamo abbandonare una cattiva abitudine.

 

 

Noemi Servizio